Charlie’s Angels, la rivoluzione in tacchi alti: tutto sulla serie simbolo degli anni ’70

Charlie’s Angels, la rivoluzione in tacchi alti: tutto sulla serie simbolo degli anni ’70

Era il 1976. In Giappone i bambini si incantavano davanti a Candy Candy, mentre negli Stati Uniti, senza troppi preavvisi, tre donne con chiome perfette, sguardi determinati e pistole nella borsetta stavano per cambiare per sempre la storia della TV. Charlie’s Angels irrompeva sugli schermi americani come un ciclone di lacca e femminismo pop, pronto a dire addio all’era degli investigatori maschi con l’impermeabile e la voce roca.

Addio tenente Colombo, arrivederci Kojak. Ora era il momento di Sabrina, Kelly e Jill. Le chiamavano “angeli”, ma avevano poco di etereo: erano sveglie, veloci, spietate quando serviva, e sempre con il rossetto impeccabile. Una rivoluzione vera, ma con i colpi di scena di una serie d’azione e l’eleganza di un catalogo di moda anni ‘70.

E pensare che dovevano chiamarsi The Alley Cats, “Le Gatte Randage”. Un nome che suonava più da telefilm notturno di terza fascia che da icona culturale. A salvarci fu Kate Jackson, già volto noto in TV, che guardando tre angeli decorativi appesi nell’ufficio del produttore Aaron Spelling ebbe l’intuizione giusta: Charlie’s Angels. E fu subito magia. Fu sua anche l’idea di non mostrare mai il volto di Charlie. Quel tocco di mistero che rese il capo invisibile (ma onnipresente) una leggenda. La voce? Quella inconfondibile di John Forsythe, che qualche anno dopo sarebbe diventato il Blake Carrington di Dynasty. Grazie a lui, il nome Charlie schizzò in cima alle classifiche dei nomi più scelti per i neonati. Altro che influencer.

I primi tre angeli li ricordiamo tutti: Sabrina Duncan, la mente brillante e razionale, interpretata dalla stessa Kate Jackson. Kelly Garrett, elegante e magnetica, la più longeva del gruppo con il volto di Jaclyn Smith. E poi lei, Jill Monroe, la bionda esplosiva con il sorriso da poster e l’energia contagiosa di Farrah Fawcett. La sua chioma divenne talmente iconica che, ancora oggi, se chiedi “il taglio Farrah” in un salone, sanno perfettamente cosa vuoi.

Con il passare delle stagioni, il trio cambiò volto: arrivò Kris Monroe, sorella di Jill, interpretata da Cheryl Ladd, poi Tiffany Welles (Shelley Hack) e infine Julie Rogers (Tanya Roberts). E mentre gli angeli ruotavano, a fare da punto fermo c’erano sempre Bosley, l’assistente di Charlie – goffo, simpatico, un po’ zio un po’ maggiordomo – e ovviamente lui, il capo che non si vedeva mai ma che dava ordini con voce suadente dal vivavoce. Un mistero che ancora oggi conserva il suo fascino.

Gli episodi seguivano una formula collaudata, quasi terapeutica nella sua prevedibilità: crimine da risolvere, briefing con Charlie, infiltrazione nel mondo dei cattivi, e poi il gran finale. Tutto condito da battute finali, risate, e capelli che non si scompigliavano neanche dopo una colluttazione. Perfetti, sempre.

Ma Charlie’s Angels non era solo stile e azione. Era un manifesto, anche se inconsapevole, del potere femminile in un’epoca in cui le donne in TV erano spesso relegate a ruoli di contorno. Gli angeli erano belle, sì, ma anche intelligenti, indipendenti, capaci di risolvere misteri e salvare la situazione senza mai rinunciare a un pizzico di glamour. Il messaggio era chiaro: si può essere forti e sofisticate, sensuali e strategiche, dolci e letali. E soprattutto, si può fare squadra. Perché ogni episodio era anche un inno alla solidarietà femminile, in un’industria – e in un mondo – dove le donne spesso venivano messe una contro l’altra.

Il successo fu clamoroso. Non solo in TV, ma anche nel merchandising, nelle acconciature, nei look copiati dalle ragazze di mezzo mondo. E ovviamente nei revival: dai film con Cameron Diaz, Drew Barrymore e Lucy Liu, al reboot del 2011 che però non riuscì a replicare la magia originale. Perché le Charlie’s Angels, quelle vere, restano quelle degli anni ‘70. Quelle che sorridevano in slow motion mentre inseguivano un ladro con i tacchi alti. Quelle che, in fondo, ci hanno insegnato che ogni donna può essere protagonista della sua storia, anche quando il copione sembra scritto da qualcun altro.

E chissà, magari da qualche parte Charlie sta ancora dando ordini a una nuova generazione di angeli. Intanto, noi continuiamo a guardare il cielo… e a far partire la sigla nella testa.

Immagine di pubblico dominio – fonte: Wikimedia Commons

Ti è piaciuto questo viaggio tra le serie TV cult? Charlie’s Angels è solo una delle protagoniste del nostro podcast dedicato alla TV degli anni ’70, ’80 e ’90. Se ami le serie TV vintage, le protagoniste femminili forti e le rivoluzioni che passano dal piccolo schermo, non perderti gli altri articoli sul blog e gli episodi del podcast Serie Senza Età. Puoi ascoltarli cliccando sui link qui sotto!

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